martedì 14 giugno 2022

Dei recenti referendum, in tutta sincerità, non c'ho capito quasi niente. 

Non che mi sia impegnato molto a capirli. Ho provato a leggere qualcosa, ho visto il video di Alessandro Masala -che, come tutti i sardi, mi risulta particolarmente simpatico- e alla fine mi sono fatto una specie di idea che mi ha permesso di andare a votare, domenica scorsa. 

Ho votato molto presto, prima delle 8, perchè poi dovevo recarmi al seggio a cui ero stato assegnato. In luogo del solito fine settimana alberghiero, sabato pomeriggio e domenica tutto il giorno, ero di servizio elettorale. Molto speciale, e infatti è definito proprio così: il seggio speciale.

Dentro l'ospedale di Careggi, in uno dei padiglioni più grandi, ero uno degli incaricati di portare le schede ai degenti dei reparti. Con uno speciale carrello, io, la presidentessa e un tipetto buffo che non faceva altro che chiacchierare, abbiamo permesso i degenti di svolgere il loro diritto di voto. Siamo stati ottimamente coordinati da l'altra presidentessa, quella del seggio fisso al piano terreno del padiglione, dove potevano votare i degenti in grado di camminare: lei ci dava la lista di quelli interessati al voto, precedentemente richiesto dagli incaricati del Comune ai degenti che volevano usufruirne, noi mettevamo le schede vidimate nel contenitore apposito, salivamo, ci fermavamo davanti al reparto, chiedevamo del signor tal de tali, lui ci consegnava la documentazione necessaria -in particolare la dichiarazione del suo comune al voto distaccato, con tanto di numero di scheda elettorale e della sezione- poi gli consegnavamo schede e matite, ci allontanavamo per dargli la necessaria privacy e intanto registravamo i suoi dati sul registro. Perchè la lista si forma sul momento, non è come quella dei seggi normali, dove ci sono già tutti i nomi presenti. Poi tornavamo a recuperare le schede votate da mettere in un'apposito bustone e infine inserirle nelle urne una volta tornati alla base.

Ad un certo punto dovevamo consegnare le schede a un "cliente" (scusate, deformazione professionale: un degente) nel reparto infettivo. Quindi mi sono offerto volontario e, oltre alla mascherina, ho indossato i guanti mentre la presidentessa mi legava, dietro la schiena, il camice usa e getta. Che non è proprio una cotta di maglia o altra armatura medievale, ma pazienza. Ho trovato anche il modo di scherzare che "oggi sono in turno con la Gray" come se fossi uno specializzando in Gray's Anatomy. Così bardato ho svolto il mio dovere.

Tutti ci hanno ringraziato calorosamente per il servizio fornito, per il nostro dovere civico svolto, e dare la possibilità, ai degenti, di usufruire del loro diritto di voto.

Appena 13 votanti. Su alcune centinaia di degenti.

Nessuno si è presentato al seggio al piano terreno.

Lo so che le stesse percentuali così basse di affluenza al voto si sono registrate ovunque, nel paese, ma ci ha comunque impressionato. Chiamati a svolgere il nostro dovere al servizio dello Stato, e pagati per questo, siamo stati parecchio a girarci i pollici.

Pur avendo conosciuto bellissime persone -ho delle nuove fan per il blog- e aver visto un'organizzazione efficente, non riesco a pensare che sia stato uno spreco di denaro incredibile.



Ma perchè noi italiani siamo così?


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