Capolavori del cinema: Ghandi, 1982.
Ben Kinglsey ottiene l'oscar ed il titolo di Sir per la sua
interpretazione del Mahatma.
Un indiano piccolino, smunto e magro,
con un faccino sorridente. Ispirava tanta simpatia, comprensione per
la loro condizione di colonizzati e biasimo verso gli inglesi.
Bene, scordatevelo.
Gli indiani sono fisicamente prestanti
e/o grassi il triplo delle vacche che allevano nelle loro strade, ed
infondono la stessa simpatia di Jack lo squartatore appena incontrato
in una buia strada londinese, e siete vestiti in minigonna.
Hanno con sé una perenne faccia
incazzata tipo “mi ha appena mollato il/la ragazzo/a con un tweet”
oppure “silvio ha rivinto le elezioni” od anche “abbiamo
beccato 5 gol dai gobbi in casa”. O tutte e 3 le cose assieme.
Voglio dire: sei in vacanza, in un
altro continente. Rilassati, goditi il soggiorno, tantopiù che ti
sorrido pure io.
Macchè, niente. Neanche avessero
ancora gli inglesi in casa. O magari è perchè non ce li hanno più
e quei pochi che arrivano sono ex cantanti/musicisti in cerca di
spiritualità.
Comunque.
Famiglia indiana, 4 persone, alti,
carnagione scura, fisicamente prestanti e completamente l'opposto del
Mahatma. La moglie è veramente una bella donna, non fosse per lo
sguardo perennemente imbronciato. Il marito sfoggia i baffoni neri
tipo anni '70 (gli anni '70 in India durano da sempre, li hanno
inventati loro 5000 anni fa) e faccia da celerino in attesa di
scattare in cieca violenza contro studentelli delle superiori. Hanno
due figlie, 14 e 12 anni e già più alte di me, che mi ispirerebbero
simpatia solo per il fatto che tra loro c'è la stessa differenza di
età che hanno le mie figlie, ma con l'espressione facciale da “tra
un paio d'anni saremo al concorso di miss mondo ed entreremo nel
dorato mondo di Bollywood, chi cazzo sei tu?”
La signora si piazza con i gomiti
appoggiati al banco senza un buongiorno, condizione che già di per
sé mi spinge pericolosamente verso la tentazione di riprodurre la
scena finale di “Once were warriors”. Ai lati le due figlie, come
due leoni ai lati della scalinata, o due fregate di scorta
all'ammiraglia, mentre il marito se ne sta in disparte, attendendo
che le femmine della famiglia decidano cosa fare nei prossimi secoli
a venire, condizione in cui effettivamente mi ritrovo spesso anche a
casa mia.
“I want to go to the Magnolia mall”.
Magnolia mall. Ci metto qualche
nanosecondo a rendermi conto che non l'ho mai sentito nominare.
Ripasso mentalmente tutti gli outlet ed i centri commerciali vicino
Firenze: i Gigli, che ha almeno il richiamo floreale nel nome; il
Barberino Outlet; The Mall, pieno zeppo di borse in pelle cinese da
10 euri con attaccato marchio italiano da 500. Un'altra mezza dozzina
nei dintorni. Ma 'sto Magnolia non l'ho mai sentito.
Provo a dire alla signora questi altri
nomi.
“I want to go to the Magnolia mall,
it's here in Florence. I found it on internet, give me the indication
to go there. Please check”. E comincia a picchiettare sullo schermo
del pc con le lunghe unghie laccate di rosso, mentre le figlie mi
guardano con un'espressione che dice “vediamo quanto ci mette
questo occidentale a soddisfare le nostre aspettative da economia
emergente”.
Sopprimo mentalmente la mia rabbia,
anche perchè comincio a sospettare qualcosa, ed apro google.
Ovviamente trovo subito il centro commerciale Magnolia, ne apro la
pagina e la signora giù a picchiettare sullo schermo “You see? I
want to go there”.
Allora capisco tutto. Il mio sospetto
era giusto, e posso rendere giustizia a secoli di dominazione
inglese, a corti di giustizia lente come vecchi centrocampisti
bolliti dall'età e da troppe partite, ad enormi grattacieli accanto
ai quali sorgono squallide baraccopoli.
“Yes madame, you are right: the
Magnolia mall is in Florence. But Florence in South Carolina, Usa”
Ora, io non ho mai visto l'espressione
di un condannato alla sedia elettrica nel momento in cui si becca il
50mila volts, ma doveva essere proprio come quella della signora
quando le riferii la notizia. In quell'istante lungo un'eternità si
rese conto che, come diceva Nanni, le parole sono importanti. E pure
la loro traduzione. E che Firenze non è Florence, specialmente
quando sul pianeta esistono gli Stati Uniti, dove è di moda dare i
nomi di città europee a piccoli paeselli o giovani baldracche nel
caso della Ville Lumiere.
La signora, senza dire una parola, esce
dall'hotel con le cucciole al seguito. E lì arriva la scena più
bella.
Il marito apre i baffoni e mi sfoggia
un sorriso a 32 denti.
Al che comprendo anni di sopportazione
paziente da parte delle 3 tiranne di casa, che ho bellamente
vendicato, e mi sento finalmente in pace con quest'omone indiano.
Per il resto del soggiorno la signora e
le figlie non mi degneranno di uno sguardo (per loro sventura in quei
giorni sono in turno di giorno, e quindi mi troveranno sempre al
bancone), lasciando il marito il compito di prendere la chiave della
camera e chiedere informazioni. Cosa che farà sempre sorridendo
amabilmente.
Sorriso pienamente contraccambiato.
ps. www.shopmagnoliamall.com Si trova in McLeod Boulevard: cioè, a Florence c'è una via che si chiama McLeod, come l'Highlander dell'omonimo film. Non è fantastico? E dopo un paio d'anni da questa piccola vicenda, ho scoperto che hanno pure una newsletter, a cui sono seriamente tentato di iscrivermi. Giuro, se mai andrò negli States, sarà l'unico centro commerciale in cui andrò. Vorrei dirvi "Vi adoro, yankees", ma non posso perchè sono del South Carolina, perciò intonerò Dixieland.
ps 2. una vicenda simile capitò anche a mia moglie (che come sapete - e se non lo sapete lo saprete ora - fa il mio stesso lavoro), stavolta con due clienti americane. Le quali, quando la Sara gli riferì l'esatta ubicazione del Magnolia mall, scoppiarono in un "Oh my gooood!" e poi in fragorosa risata. Reazione ironica e divertita, ben diversa da quella della signora indiana che toccò al sottoscritto.
ps 2. una vicenda simile capitò anche a mia moglie (che come sapete - e se non lo sapete lo saprete ora - fa il mio stesso lavoro), stavolta con due clienti americane. Le quali, quando la Sara gli riferì l'esatta ubicazione del Magnolia mall, scoppiarono in un "Oh my gooood!" e poi in fragorosa risata. Reazione ironica e divertita, ben diversa da quella della signora indiana che toccò al sottoscritto.
grandeeeeeeee!!!
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