Lavoro
in albergo, sono un portiere.
Mi
piacerebbe poter dire: lavoro in una società calcistica, sono un
portiere. Ma non è così. E comunque, anche lì, dipende sempre.
Fosse la Fiorentina, ad esempio, potrei accettare un patto col
diavolo. Fosse la Nocerina, sarei un po' meno contento. Ma tant'è,
mi consolo pensando che la mia mancanza di talento calcistico è
condivisa con un buon 99% della popolazione del pianeta, e malgrado
ciò qualcuno gioca comunque nella massima serie. Un paio di miei
amici giallorossi, ad esempio, pensano che sia molto meglio di
Goicoechea. E nella mia modestia sono lieto di dire che si, hanno
pienamente ragione.
L'albergo
dove lavoro si trova nel centro di Firenze. Ci si può arrivare con
l'auto ma è, eufemisticamente parlando, un casino. Bisogna stare
attenti alle corsie preferenziali, alle telecamere che il comune pone
entusiasticamente un po' ovunque, cessi compresi, alle stradine
piccole e non percorribili, e malgrado ciò tanti non arrivano a
capire che no, questa non è una città da auto. Ho avuto clienti che
mi hanno chiesto come fare ad andare in auto dall'hotel agli Uffizi,
come se avesse un parcheggio da Disneyland di Los Angeles, e che
purtroppo non accettano la frase “Non è possibile”. Eppure siamo
a 10 minuti 10 a piedi dai musei. Non comprendono che l'unica maniera
per muoversi in auto qui è convincere il Dottore a farsi prestare il
Tardis, andare indietro alla Firenze di 1500 anni fa e convincere
l'assessore all'urbanistica di allora ad edificare strade a 4 corsie
con relativi parcheggi. Una volta lo dissi pure ad un cliente. Mi
guardò come se gli avessi detto che ero la reincarnazione
dell'autista di Lady D, e che avevo finalmente imparato a percorrere
il tunnel dell'Alma.
E
tutto ciò senza tenere conto degli imprevisti, e non sto parlando di
quelli del Monopoli. Mi riferisco alla coincidenza tra i clienti
convinti che il mondo si muova intorno a loro e l'evento mondiale che tutto travolge. In
quel caso otteniamo lo scontro di titani. E nel mezzo purtroppo c'è il portiere.
Un
venerdì, turno di pomeriggio. Arrivo di clienti in auto. Auto
ovviamente noleggiata, sono sudamericani. Scaricano i bagagli e si
presentano al check-in. Come sempre, gli spiego le tariffe del garage
con cui lavoriamo. Dico loro, piantina alla mano, che non hanno
bisogno dell'auto per girare in città, ma loro insistono. Domenica
prendiamo l'auto. Assolutamente.
Niente
e nessuno gli farà cambiare idea.
Domenica.
Settembre
del 490 a.c.
Un
oplite, scansando centinaia di corpi di persiani in putrefazione, si
presenta davanti al suo generale.
-Mi
aveva fatto chiamare, generale Milziade?
-Ah,
Filippide, eccoti qui. Senti 'n po', te c'hai campo?
-Come
dice, generale?
-O
che tu sei? Sordo? T'ho chiesto se tu c'hai campo. Qui e 'un si becca
nulla, 'cidentamme e quando ho fatto i'contratto 'olla 'oppe voce.
-Ma...
io... veramente...
-'Scorta,
e c'ho da chiama' Atene e dinni 'he s'è vinto, ma 'un si piglia;
c'ho bisogno tu mi ci vada te, via.
-Ma...
generale... sono 42 chilometri e 195 metri!
-Tessaglia
maiala, e lo so anch'io quanto c'è da qui ad Atene, ma tu ci devi
andare, pohe storie! Piglia e parti, vai.
-Se
proprio insiste...
-E
insisto si, moviti! E ci 'orsa!
E
così Filippide si sciroppò tutto di corsa fino ad Atene per dire
che i greci avevano battuto i persiani a Maratona. 4-2.
Richiamo
i clienti prima che salgano in camera.
Voi,
domenica, non andate da nessuna parte.
Domenica,
a Firenze, c'è la maratona. La città è off-limits. Imposible.
Verboten. No way. できません
.
Mi
ci vuole una mezz'ora buona per fargli capire che il 90% delle strade
è chiuso perchè ci corrono a piedi; devo pure aprire la pagina
wikipedia alla voce “maratona” in più lingue, ma alla fine lo
comprendono. Almeno così penso.
Illuso.
La
moglie ci ripensa un attimo e torna al bancone.
“Usted
no puede llamar e pedir de hacerla otro dia?”
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