L'altro giorno avevamo in albergo una
camera con due signore russe, madre e figlia. Alte, distinte, un po'
taciturne, ma comunque cortesi e sorridenti.
E mi domandavo:
Ma dove diamine le tengono nascoste i
russi, queste persone così gentili e cordiali?
In una remota località al di là degli
Urali nelle cui vicinanze eseguono test nucleari?
Chiuse a chiave in una dacia dentro una
fitta foresta con la raccomandazione “non uscite assolutamente
perchè ci sono ancora i tedeschi”.
Gli danno il visto per l'Europa solo
una volta ogni 5 anni, per festeggiare il nuovo figlio illegittimo
del loro capo avuto dall'ennesima ginnasta olimpionica?
Io ho una discreta ammirazione per i
russi in quanto popolo. Hanno tentato per 70 anni un'idea folle e
meravigliosa (e sono convito che in altri posti avrebbe funzionato
alla grande. Qui, per esempio), per un po' hanno discretamente
conteso agli Usa il primato, e le hanno suonate a tutti quelli che
provavano ad invaderli seriamente.
Solo che come turisti, spesso sono il
terremoto, l'alluvione e le cavallette tutto assieme, e quando ci si
ha a che fare, viene la fortissima tentazione di riunire in Polonia
una seconda Grande Armée, invaderli di nuovo per sconfiggerli sul
serio e costringerli poi a seguire corsi di “L'educazione ed il
bon-ton, come apprenderli”o “la vodka è il tuo nemico” o “la
gentilezza, questa sconosciuta” e soprattutto “il cervello, come
trovare l'interruttore e posizionarlo su on”.
Questa è la storia di quando ho
mandato a quel paese un cliente. Il fatto che l'abbia fatto una volta
in quasi 20 anni di portiere d'albergo vi dovrebbe far capire come a)
sia buono d'animo e b) come questi l'abbiano fatta così grossa da
farmi arrabbiare sul serio
(in realtà è successo due volte, ma
si tratta di altri strnz)
Turno di notte (perchè? Perchè queste
cose mi capitano solo di notte? Non me lo so spiegare). Gruppo di
russi, svariate camere, parlano solo ed esclusivamente la lingua di
Tolstoj. Hanno un capogruppo che parla italiano, ma gli altri neanche
una misera parolina d'inglese. Niet. Presumo che, poiché sono tutti
di mezza età, siano nati in un periodo durante il quale anche il
saper dire “ok” potesse significare “collaborazione con il
nemico”. Niente è più devastante, anche nel lavoro di portineria
alberghiera, della paranoia del potere.
Rientrano a mezzanotte, dopo la cena al
ristorante prenotato dall'agenzia ed una girata nella Florence by
night, ma senza capogruppo. Ognuno di loro ha un bigliettino
dell'hotel con il numero della camera, ma chi lo ha perso (l'80%)
deve scrivermelo su un foglietto, altrimenti non avrei possibilità
di sapere che diamine di chiave vuole.
Il problema è che, mentre sono lì a
dare chiavi, non mi accorgo che alcuni cugini di Putino stanno
facendo la ca**ata. Me ne rendo conto poco dopo, in maniera brutale.
Sirena dell'ascensore.
Voi non l'avete mai sentita, la sirena
d'allarme dell'ascensore dell'hotel. Io si.
Immaginate le sirene che ad Amburgo nel
'44, avvertivano la cittadinanza dell'imminente arrivo dei
bombardieri alleati.
Ecco, in confronto quelle erano una
suoneria del cellulare a livello 1.
Ed è piazzata proprio sopra il
ricevimento.
Mentre maledico colui che ha avuto la
brillante idea di mettere la sirena proprio sopra la testa dei
portieri e di tararla a 427 decibel, apro la cassa, prendo la chiave
dell'ascensore, chiudo la cassa, metto le chiavi in tasca e mi
fiondo su al piano a cui si è fermata, il secondo. Tutto in 3
secondi e 5''. Appena arrivo, busso alla porta dell'ascensore, da cui
provengono voci concitate in russo. Dico anche, in inglese, di
smetterla di suonare, che ora li avrei liberati.
Niente, loro continuano a suonare.
Forzo l'apertura delle porte della
macchina infernale, che fortunatamente non si è fermata a metà tra
piano e l'altro, ma a soli 20 centimetri dal secondo piano. A quel
punto la smettono di pigiare sul pulsante di allarme ed escono,
scalando i 20 centimetri.
E lì rimango basito. Congelato dalla
sorpresa.
Escono da dentro in 7. Sette. Sette
russi/e belli corpulenti, come da regolamento redatto da Pietro il
Grande secoli fa. Ed il limite è 4. Erano lì dentro pigiati come le
classiche sardine, anche un deficiente capisce che, se non c'è posto
per così tante persone in ascensore, probabilmente non è tarato per
sopportarne così tante, e ce ne devono stare meno.
Ma quel che mi fa inca**are è altro.
Uno dei russi, un omone sicuramente
figlio illegittimo di un guardiano di gulag con una prigioniera,
unisce le dita, agita la mano davanti a sé e dice:
“Ittalia, ittalia”.
Milioni di formiche che si riuniscono
in assemblea nelle mie mani, allo scopo di ballare il cha-cha-cha.
27 litri di sangue alla temperatura di
fusione del basalto affluiscono nei miei centri nervosi.
Jack the Ripper che mi chiama
dall'aldilà e mi esorta a seguire le sue orme.
Sono talmente inca**ato che parlo nella
mia lingua madre.
“Ma siete in 7! L'ascensore non ne
sopporta 7, ma 4. C'è pure scritto! Quattro! MA VA**AN*ULO!”
Il russo non conosce, se ne va agitando
le mani, mentre gli/le altri/e amichetti/e ridono. Di tutti noi.
Io rimango lì, con desiderio di
diventare il comandante Kong impegnato in un corpo a corpo nucleari
coi russi, e cavalcare la bomba fino a distruggere l'obbiettivo
finale.
Morte e distruzione!
Epilogo: ovviamente mi toccò
riscendere al ricevimento, prendere le targhette “ascensore fuori
uso / lift out of order” e piazzarle su tutte le porte della
macchina infernale, una per piano (e ci sono 5 piani), e poi chiamare
l'Otis affinchè venissero a fare la riparazione, ovviamente a metà
mattina. Ma verso le 5 odo rumore di trolley sui corridoi. Salgo su
ed una signora americana sta portando due mega valigie, ed ovviamente
è contrariata del fatto che non può scendere con la comodità del
trasporto verticale. I really apologize ma 7 stupidissimi figli di
Berija hanno bloccato l'ascensore con il loro corpi sovralimentati a
vodka e grasso animale. Le porto giù le valigie, 35 quintali l'una,
le faccio un caffè, check.out e taxi per l'aeroporto. Mentre la
signora sta per salire in taxi, mi tocca la mano e mi dice “Coraggio,
tra poco vai a casa”.
Usa-Urss 73-0. Come li adoro, i lieti
fine.
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