Lavorare sabato e/o domenica non è poi quella gravità o problema particolare. E’ lavoro. Va fatto, se si vuole sfamare la bestia chiamata mutuo. Ci si organizza e si vive ugualmente. Vedendo poco le figlie che, aimè, hanno il grave difetto di frequentare posti dalla malsana abitudine di essere chiusi il fine settimana.
1 Ragazzi di lingua spagnola.
Capisco che non sono spagnoli, perché penso di saperlo abbastanza bene. Sudamericani. Sono 6 e tutti giovani. E ripresi i bagagli (sono in partenza), si piazzano per un’oretta buona davanti al bancone. Con schiena e gomiti appoggiati sopra. A parlare.
Una meraviglia, roba da desiderare di essere al concerto di Gigi D’alessio.
Però ad un certo punto uno dei tizi tira fuori una maglietta appena comprata. Nuova, originale (ha l’etichetta attaccata) con quel colore stupendo che amo dalle 6 ed un minuto del 06/06/1970: il Viola.
E sul retro la scritta “M. GOMEZ”.
Osservano ammirati la maglia, poi mi guardano.
“Te gusta?”
“Pues, claro que si!” (ma me lo chiedi pure?)
“Qui es mejor? Gomez o Cuadrado?”
Sono spiazzato. Effettivamente Marione da un po’ di tempo non realizza molto. Diciamo pure punto. Ma anche Cuadrado non ha un periodo di grande forma.
“Bueno… Gomez es muy fuerte… pero quando Cuadrado es en forma, es increible!”
E parte un coro “Colombia, Colombia!” che sembra d’essere a Bogotà.
Sono colombiani, ormai è assodato.
Non paghi, dopo un po’ si voltano verso di me e cominciano a farmi domande:
“Qui es el mejor? Neuer o [nome che non conosco]”
Rimango un po’ spiazzato e gli chiedo di ripetermi la domanda. Questo me la ripete, specificando che il nome che non ho capito è il portiere del Borussia Dortmund.
“Ahhhh, sisi, claaaaro! Neuer, por cierto!”
Ovviamente sparavo a caso.
Il ragazzo che mi ha posto la domanda, insieme ad altri due, esulta manco avesse appena segnato in finale. Gli altri assumono un’espressione da “Ma che ca**o dici!”, ma guardandosi bene dal guardare verso di me.
In ogni caso il gruppo è ormai partito in quarta, eleggendomi ad unico e vero giudice delle sfide tra singoli giocatori tra chi è meglio di tizio e caio. In una mezz’ora mi hanno posto una trentina di domande a cui ho sempre risposto a caso, provocando disappunti ed approvazioni varie. Eccone alcune:
“Messi o Cristiano Ronaldo” (Ronaldo)
“[Nome che non conosco] o Falcao” (Falcao. Ho capito che esiste un altro Falcao dopo quello che giocava in Italia negli anni ’80).
“[Nome che non conosco] o Ibraimovich” (Ibraimovich)
Più un sacco di altre, quasi tutte con nomi che non conoscevo. Il che mi ha fatto capire molte cose sul mio seguire il calcio.
Poi per fortuna la sequela è finita e sono partiti, anche perchè non potevano tenermi bloccato per ore; sono a lavoro, mica in vacanza come loro. Ho da fare. Due battute di calcio le scambio anche volentieri con tutti, clienti, colleghi o proprietario, ma che siano due di numero, poi ci si rimette a lavorare. Comunque i 6 colombiani escono. Prossima destinazione: Roma. Caro collega portiere romano: preparati alle domande sul calcio. Ma comunque ricorda: se vuoi farteli amici, Cuadrado è il più forte di tutti. Pure di Totti o Klose.
Foppeddittelo.
2 Maria.
Vi scrivo il nome vero, tanto il 90% delle iberiche si chiama Maria.
Scende al bancone a chiedermi aiuto. Deve chiamare un’amica, ma non sa come fare. Sul display appare il numero, e lei mi spiega, parlando senza soluzione di continuità, che una voce in italiano le dà numero errato. Eppure lei digita il prefisso spagnolo, 0034, ed il resto del numero, ma non riesce a chiamare.
Maria, le dico in spagnolo, interrompi il fiume di parole con cui mi stai travolgendo, e lascia che ti spieghi una cosa che non sai, non puoi sapere: è ovvio che non riesci a chiamare. Il 34 che vedi non è il prefisso del tuo paese, ma i primi due numeri di un cellulare italiano. Perché alcuni cellulari italiani iniziano con 34. Pure il mio, tanto per dire.
Mi osserva con la bocca aperta, neanche le avessi riferito che “si, le scie chimiche sono vere” od altre bufale del genere. “En serio!” Giuro, è davvero così.
Ed a quel punto, viene dietro al bancone.
Mi ringrazia sentitamente.
E mi prende la mano. Me la stringe calorosamente.
E viene molto vicino.
Molto.
Un'intimità che, normalmente, provo da una quindicina d'anni con una sola persona.
Mi sposto un po' a distanza, e lei mi segue pure.
Ok, sei una donna spagnola simpatica, calorosa, pure piacente. Ma devo tenermi a distanza: intanto sono sposato, fattore fondamentale; unico, oserei dire. Poi sono al lavoro. E con i clienti la professionalità è d'obbligo.
Dopo un po' che Maria se n'è risalita in camera, mi chiama mia moglie per chiedermi alcune cose. Ed io ho il difetto di essere un libro aperto. Specialmente con lei. Le dico tutto.
-Ora vengo lì e le faccio vedere Firenze per bene. Dalla terrazza. Di là dalla terrazza! La volo di sotto!-
Lo dice, come sempre per quella splendida persona che è la Sara, scherzando.
Ma sarebbe capacissima.
Maria, mi devi la vita.
3 Gruppo cinese, 22 persone.
Un po' caciaroni, ma abbastanza organizzati. La capogruppo parla inglese, ed ha la lista clienti completa di passaporti e date di nascita. Ok, do' le chiavi e lei segna i numeri di camera. Poi gli chiedo la lista per poterli registrare sul gestionale.
Mi passa la lista.
In cinese.
Ehm.. signora, avrei bisogno della lista in caratteri latini.
Mi guarda un po' spaesata, poi si rende conto che tra gli occidentali ci sono ancora un 99% di persone che non conosce i loro ideogrammi. Il problema è che la lista con i nomi nei nostri caratteri NON HA i numeri di camera.
Mi chiede se è una cosa importante.
Beh, se qualcuno chiama per sapere dov'è il signor Fang, so in che camera sta. Altrimenti diventa leggermente problematico.
Quindi lei comincia a scrivere, ma si trova in difficoltà. Sembra pure scocciata. Capisco che è un lavoro, ma sappia: se lei o qualcun altro cerca un tizio, è sicuro che non è nella camera in cui lo sto registrando.
Così si mette lì d'impegno e dopo una mezz'ora, finalmente, ce la facciamo. Mi dà la lista dei clienti in caratteri latini dove, accanto ad ogni nome, c'è il numero di camera in cui si trova.
Salgono in camera ed io completo il check-in. Poi lei scende e cerca, per l'appunto, il signor Fang. Le passo la lista. Via al telefono, chiamiamo in camera.
Ovviamente lì non c'è il signor Fang.
Dov'è?
Signora, non guardi me. Lei ha trascritto i numeri di camera accanto ai nomi.
Come immaginavo, per abbreviarsi il lavoro, li aveva segnati a caso. E' praticamente impossibile che abbia beccato un nome ed un numero giusto. Gli tocca di salire a cercarlo camera per camera.
Non mi sono messo a sistemare le persone nelle camere effettive. Il check-in l'ho fatto, devo andare avanti, perchè ci sono altri clienti da servire, prenotazioni da inserire e quant'altro. Ed i cinesi mi scendono chiedendomi, un centinaio di volte, codice wifi e piantina della città. Se la capogruppo vuole sapere esattamente in che camera sta tizio o caio, se li cerchi da sola.
E c'ha pure impiegato mezz'ora, a trascrivere i numeri sulla lista.
4 A Firenze, di cose brutte, ne abbiamo avute veramente tante.
Guerre civili.
Peste nera.
L'assedio spagnolo.
La Wermacht.
L'Arno che se ne va a giro per il centro.
Lo 0-5.
Il lavori della tranvia.
Ora, tanto per non farci mancare niente, abbiamo anche il terremoto.
La faccio breve.
Chiamano all'albergo dove lavora mia moglie. La Sara è in turno.
La signora dall'altro capo della linea deve venire a Firenze, ma è preoccupata, e pone questa unica, strabiliante domanda:
“Ma che previsioni ci sono? Ci saranno altre scosse?”
Cari colleghi portiere d'albergo. Di Firenze od ovunque nel pianeta.
Non basta dover conoscere alla perfezione sistemi informatici per configurare apparecchi vari dei clienti sul wifi.
Non bisogna solo dover parlare 27 lingue perchè molti clienti si ostinano a non voler imparare due parole d'inglese.
Non è più sufficente avere le previsioni del tempo da qui all'autunno del 2015, come qualcuno ci ha chiesto, e più d'una volta.
Ora bisogna pure fare qualcosa che neanche i sismologi fanno: prevedere se vi saranno altre scosse.
Facepalm. Ora. Subito.
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