Due anni fa, di questi giorni, nasceva Ray. Il gatto di casa. Salvato da morte certa da nonna e nipotine dopo le cure necessarie a disinfettargli le piaghe, è un micione felice con cui mi diverto a immaginarmi una guerra, un conflitto interanimale tra me e lui sul possesso delle cose di casa -in particolare le copertine invernali- e che mi struscia ruffianamente tra le gambe quando preparo i pasti. Perchè sa che qualcosa, dall'alto, arriva.
Qualche giorno fa, in albergo, prendemmo una cliente che non si rivelò proprio ideale: fumava in camera. Pur avendogli detto che non si può, lei continuava. Così, il giorno del check-out, insistemmo che se ne andasse, negandogli ulteriori notti. Eravamo comunque al completo, ma ci premunimmo di dirle che aveva violato le regole dell'albergo.
Si piazzò nella hall, tutto il giorno. Ogni 5 minuti usciva e fumava, probabilmente terminò due pacchetti. Ma quello era il meno, finchè fumava fuori non mi interessava; ormai il danno era fatto visto che la camera, quel giorno, venne rifiutata da altri clienti per via dell'odore di fumo. Era anche il meno il suo persistere a venire al bancone chiedendo di avere ancora una camera, perchè le avevamo detto chiaramente che non poteva restare. In particolare insisteva su di me, in turno pomeridiano, probabilmente pensando che fossi quello più malleabile. Dò quest'impressione, effettivamente.
Ma la mia preoccupazione non era per la sua presenza assillante. Era per il gatto.
Costei aveva, oltre a due valigie grandi quanto un'utilitaria, un trasportino per animali. Con dentro questo micio.
Tutto il giorno lì dentro, poverello. Stavo quasi per dirle "le dò una camera se mi dà il gatto, perchè si merita un altro umano". Invece non riuscii che a dirle "Ma il gatto non dovrà uscire da lì dentro, poverino?" E costei mi guardò un pò stupita della domanda dicendo solo "No, dorme, non vede?" A me sembrava più che altro rassegnato. Anche altri clienti, usciti e rientrati, erano rimasti a bocca aperta e, guardandomi con espressione scandalizzata, avevano espresso il loro biasimo per il povero felino ancora lì dentro.
Alla fine la convinsi ad andarsene e trovarsi un altro posto dove stare. Il che mi fece stare anche un pò male per lei, perchè si capiva che aveva dei problemi e se stava in giro così, senza una meta, dovevano essere piuttosto seri. Ma che potevo fare, io? Sono al lavoro, non mi occupo di assistenza sociale. Mi spiaceva.
Per lei, ma soprattutto per il povero gatto.
E' tremendo, quando in albergo capitano queste persone.
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