Non
avrei mai creduto di dirlo, ma stavolta si, è proprio così.
Scontato,
banale, ma vero.
Questa
la batte tutti.
Premessa:
avendo studiato 4 lingue straniere, odio dover mischiare le une alle
altre. Voglio dire: perchè dobbiamo infarcirci di parole inglesi
quando noi siamo italiani? Ma non è tanto per la lingua in sé, è
che usare un termine inglese mi sa un po' da... burini, ecco. Da
“voglio fare il figo anche se sono distante anni luce da Raul
Bova”, come quelli che appaiano in tv e ci dicono “spending
review”. Dire semplicemente “ormai 'un ci s'ha più quattrini e
si deve risparmià” è tanto difficile?
Ecco,
c'è un termine che viene usato oggi per indicare un servizio degli
alberghi: il wifi.
Il
wifi oggi è, perdonatemi il termine, un “must”. Un obbligo, un
dovere, un servizio essenziale. Ancor di più: deve essere “free”.
Gratuito.
Ora,
il problema, per noi portieri, è che i clienti non riescono a
configurare i loro apparecchi con il wifi, e quindi vengono da noi.
Perchè ci si aspetta che si sia tecnici iper - ultra - super
specializzati, ci si aspetta Betchley Park e la decifrazione di
Enigma, ci si aspetta che si abbia la capacità di Scott, Sulu, Uhura
e Chekov messi assieme nel far funzionare la macchina al 638 % delle
sue capacità.
Coppia
giovane americana, lui alto prestante, lei biondina minuta. Rientrano
nel tardo pomeriggio dopo la loro giusta e meritata visita ai musei.
Sorridono, sono gentili e cordiali. Dicono buongiorno e buonasera,
grazie e prego. Che volere di più? Volerne di più, ovviamente.
Poi
lui scende con un piccolo computerino, uno di quei notebook o
qualcosa di simile. Non riesce a collegarsi con il wifi, chi ha detto
che i giovani sono bravi nella tecnologia? Non tutti sono all'altezza
di Sheldon. Veramente, alcuni sono distanti con l'informatica come il
risiko lo è da World in Flames. Acchiappo le istruzioni per la
configurazione e mi accingo a digitarvi sopra, ma lui non vuole che
lo tocchi. Può farlo solo ed esclusivamente il proprietario. Io sono
un impuro, guai a toccare.
Ok,
sono abituato alle stravaganze dei clienti. Il pc è tuo, lo comandi
tu. Ma devi seguire queste istruzioni, ce la ha date Flavio, il
tecnico che segue i nostri pc ed il wifi. Quindi, come Simon, Flavio
ordina: apri le configurazioni della scheda di rete.
Non
sono un campione di pc e winzozz, non riuscirei a collegarmi al norad
per scatenare la guerra termonucleare globale, o infiltrarmi nel
matrix, o elaborare una macchia fino a fargli apparire l'immagine
nitida di Yuri. Ma non è che ci vogliano lauree informatiche od anni
di pratica computeristica per sapere che, se clicchi da qualche
parte, qualcosa si aprirà.
Ora,
io non so che cavolo abbia cliccato il ragazzone yankee, fatto sta
che appare un'immagine.
Pochi
millisecondi, volto immediatamente la testa dall'altra parte, mentre
lui cerca furiosamente di chiuderla. Ma il cervello è sempre più
veloce dell'occhio.
E
stiamo parlando del mio cervello, che sta a quello del nobel per la
fisica come il mio vecchio vespone Piaggio sta alla redbull di
Vettel.
Non
mi sfugge ciò che ho visto.
Lei.
Con
la stessa espressione sorridente.
Serena.
Felice.
Costume
adamitico.
E
mi fermo qui.
Appaiono
dei clienti, e ne approfitto per dargli la chiave, poi torno ad
occuparmi di colui che, presumo, abbia scattato quella foto: hai
aperto le configurazioni di rete?
Si.
Palesemente
imbarazzato.
Senti,
sarà bene che me ne occupi io, so cosa fare.
Ok,
va bene. Mi smolla l'apparecchio. Potrei chiedergli la carta di
credito, o sua sorella, o entrambe. Me le fornirebbe senza fiatare.
Gli
configuro il pc. Ora il wifi funziona.
Stavolta
non mi ringrazia, non emette un fiato: afferra la macchina e schizza
su per le scale.
Appoggio
gli occhiali sul bancone.
Mi
copro la faccia con entrambe le mani e scuoto la testa.
Qui,
ora, Firenze, bancone, un doppio facepalm è obbligatorio.
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